Voleva vincere

Non so perché ti trovavi lì, per strada, l’altra mattina. Ti eri allontanato dalla tua mamma e dai tuoi fratellini, dal cane nero un po’ buffo che non era proprio un mastino, ma ti proteggeva, perché ti aveva visto nascere. In un baleno, il tuo corpicino sottile e morbido come un batuffolo beige aveva varcato la zona protetta, oltrepassando le sbarre di ferro del cancello. Non avevi fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo, mentre il tuo corpicino veniva sbattuto a destra e a sinistra. Graffiavi e mordevi per il dolore, ma poi lo shock aveva innestato la risposta automatica dei riflessi e ti sei attaccato alla gamba del tuo soccorritore. I tuoi occhi azzurro mare si sono spalancati, ma non miagolavi. Ti sei fatto solo la cacca addosso quando l’uomo ti ha preso, tenendoti in una mano con le zampette posteriori penzolanti e insanguinato. Hai tentato di sollevarti, di scappare, ma non potevi. Ti sei fatto trasportare come un ciondolo morto. Ti abbiamo portato a casa e ho cercato un cartone per portarti dal veterinario. Non avevo un trasportino per gatti e ho preso una scatola di scarpe, ci ho messo una mia vecchia camicia perché tu ti sentissi protetto e ho spruzzato profumo di rosa e sulla tua testolina del rescue remedy. Tu hai sollevato la testolina, poi sei crollato, addormentato. Ti abbiamo lasciato in ricovero dal veterinario. Perdevi sangue dall’ano, le tue zampette posteriori giacevano sulla piastra lucida, spalancate come le braccia di un cristo in croce. Il medico ci ha detto di aspettare. Ti ha fatto la radiografia e poi ci ha detto che avevi l’anca fatta in piccoli pezzi.

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