Occhio alla scuola

Tra i tanti problemi che assillano il nostro paese e dei quali il nuovo governo dovrà farsi carico, c'è la scuola. Dati recenti evidenziano una situazione molto grave: un giovane su otto, lascia gli studi prima di giungere al diploma. Un dato terribile che ovviamente è più notevole al sud dove in Sicilia, c'è un giovane su cinque che abbandona la scuola. Il titolo della licenza media, oggi è insufficiente per anelare a un posto di lavoro in società e ancor di più, se pensiamo che le specializzazioni sono la certezza nell'immediato futuro. Siamo sull'orlo di un precipizio profondo e se non si interviene immediatamente, saremo fortemente in ritardo e ultimi in Europa. Il neo ministro dell'Istruzione ha già etichettato il suo operato e la sua funzione, affermando che la nostra scuola è classista e non è assolutamente del merito. Non a caso il suo dicastero ha cambiato nome per l'occasione: "Ministero dell'Istruzione e del Merito", quindi è evidente la posizione politica del nuovo governo. Il PNRR ha destinato alla scuola 1,5 miliardi per gli interventi necessari e in primis c'è da fermare la dispersione con una percentuale preoccupante, un 28% che se lo accostiamo al forte calo delle nascite di questi ultimi anni, ci porterebbe allo sfascio completo dell'istruzione. C'è da lavorare sodo, abbiamo dei giovani con il futuro del paese nelle loro mani e istruire la nuova classe politica e sociale, è compito di una scuola che va riformata e rifondata dopo anni che abbia subito interventi deleteri. E' fastidioso sentire parlare di classismo e merito, andrei oltre queste definizioni che puzzano lontano un miglio di bieca politicizzazione, puntiamo all'eguaglianza, badiamo a tutti i ragazzi/giovani a prescindere dai ceti sociali e mettendoli tutti insieme al nastro di partenza. Sarà compito precipuo della nuova scuola e degli insegnati, acculturarli e indirizzarli, secondo le attitudini espresse, verso le professioni che occorrono alla società odierna e dell'immediato futuro. Nessuno resti indietro e tutti siano chiamati a essere forza produttiva in un paese che si evolve giorno dopo giorno.

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